mercoledì 7 marzo 2007

La petite Jerusalem

Sono tempi di malinconia per me. Il pianto perla nell'angolo dei miei occhi, e sento profondamente dentro di me il ricordo di momenti forti della mia vita: sono incontri, profumi, vetrine a ricordarmi istanti passati, a fare tornare eventi che non torneranno più, per i quali avrei voluto fare di più, di cui temo la scomparsa.

Le immagini di oggi invece mi hanno portato a Sarcelles, vicino a Parigi, un quartiere che non conosco, il tutto grazie al film "La piccola Gerusalemme" di Karin Albou, 2005... Storia di una diciottenne ebrea di origine tunisina in preda ai dubbi della religione, della filosofia, dell'amore. Un bel cast di donne - Fanny Valette (Laura), Elsa Zylberstein (Mathilde), Sonia Tahar (La mère) - e una frase di Laura (la protagonista) tra le braccia del suo primo amore impossibile (musulmano): "Mi sento sparire" (Je me sens disparaitre).
Già... Non è così che fa l'amore? Non è forse vero che fa sparire, annientisce, leva il pudore? Eppure quanto pudore in quella scoperta dei sensi da parte di Laura, subito soffocati dalla famiglia, presentata come necessaria, a quel momento, in quelle due vite intimamente attratte l'una dall'altra... Soffocati da una parte, ma rivelati dall'altra, cioè nella vita della sorella di Laura, Matilde, la quale ha capito all'incontrario come sia possibile, all'interno della Legge della Tora, provare piacere e fare piacere tutto insieme nella sua coppia alla deriva.
Un film dolce-amaro, un sottile ritratto della pulsione amorosa anche, della sua ricerca, della ricerca del suo esistere, della sua ragione di esistere nel quotidiano, del suo posto nella vita. E sotto sotto l'idea della fusione sufi-platonica con l'essere amato, ritrovato, l'altra metà, la meta, che la religione se mistica permette, o se no, vieta .
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Quando un uomo e una donna diventono uno (Rumi, poeta sufi)

Ho coperto i miei occhi
con la polvere della tristezza,
finché entrambi furono un mare colmo di perle.
Tutte le lacrime che noi creature
versiamo per lui non sono lacrime,
come pensano molti, ma perle.....
Mi lamento dell'anima con l'anima,
ma non per lamentrmi:
dico solo le cose come stanno.
Il cuore mi dice che è angosciato per lui
ma io non posso che ridere di questi torti immaginari.
Sii giusta, tu che sei la gloria del giusto.
Tu, anima, libera dal "noi" e dall'"io",
spirito sottile in ogni uomo e donna.
Quando un uomo e una donna diventano uno,
quell'uno sei tu.
E quando quell'uno è cancellato, tu sei.
Dove sono questo "noi" e questo "io"?
A lato dell'amato.
Tu hai fatto questo "noi" e questo "io"
perché tu potessi giocare al gioco del corteggiamento con te stesso,
affinché tutti i "tu" e gli "io" diventino un'anima sola
e infine anneghino nell'amato. Tutto ciò è vero.
Vieni! Tu che sei la parola creatrice: Sii.
Tu, al di là di qualunque descrizione.
E' possibile per l'occhio fisico vederti?
Può il pensiero comprendere il tuo riso o la tua pena?
Dimmi, è possibile vederti?
Soltanto di cose in prestito vive questo cuore.
Il giardino d'amore è infinitamente verde
e dà molti frutti oltre alla gioia e al dolore.
L'amore è al di là di entrambe le condizioni.
Senza primavera, senza autunno, è sempre nuovo.

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